Protezione e sicurezza appalti

Protezione e sicurezza appalti

Protezione e Sicurezza Appalti

Come interviene la nostra Agenzia Investigativa

A cura di Giulia Ruggiu (CIIE)
Investigatore Privato Tirocinante 

Lo Studio Masile Investigazioni offre servizi di indagine specifici per garantire la protezione e la sicurezza nei processi di aggiudicazione e gestione degli appalti.

Le nostre indagini permettono di verificare la situazione patrimoniale e la reputazione dei concorrenti, sia durante la fase di aggiudicazione che durante l’esecuzione dell’appalto.

Requisiti necessari per partecipare a una gara d’appalto

Per partecipare alle gare d’appalto pubbliche, le imprese devono soddisfare determinati requisiti previsti dalla legge, in particolare dall’articolo 80 del Codice dei Contratti Pubblici.

Questi requisiti includono:

  • Verifica dei requisiti di moralità, a cura dell’appaltante
  • Integrità e affidabilità professionale del concorrente

Lo Studio Masile Investigazioni svolge indagini complementari per approfondire la capacità e la correttezza professionale degli operatori economici coinvolti nelle gare d’appalto.

Le nostre verifiche forniscono un’analisi approfondita dei “dark spots” che potrebbero compromettere l’affidabilità di un’impresa.

Verifiche ex articolo 80 del Codice dei Contratti Pubblici

Le nostre indagini si concentrano su aspetti specifici richiesti dal Cliente, come la verifica della presenza di situazioni problematiche che possano influenzare negativamente l’affidabilità di un appaltatore.

In particolare, i nostri report dettagliati consentono di accertare se l’operatore economico partecipante a una procedura d’appalto sia coinvolto in situazioni come:

  • Procedura di liquidazione giudiziale (CCII) o liquidazione coatta
  • Stato di concordato preventivo
  • Procedimenti legali in corso che mettano in discussione la solidità finanziaria o l’integrità morale dell’impresa

Inoltre, le indagini mirano a verificare tentativi di influenzare il processo decisionale attraverso l’accesso improprio a informazioni riservate o l’invio di informazioni false o fuorvianti, che potrebbero compromettere l’esito della gara.

Indagini dettagliate per la sicurezza negli appalti

Il nostro servizio permette di ottenere un report preciso e completo riguardo l’appaltatore, evidenziando eventuali problematiche che possano aver causato la risoluzione di precedenti contratti per inadempimento o danni.

Le indagini vengono condotte con la massima discrezione e professionalità da un team altamente qualificato, specializzato in Sicurezza Industriale e Assistenza alle imprese.

Collaborazioni con importanti realtà industriali

Lo Studio Masile Investigazioni collabora con realtà industriali di rilievo, sia in Sardegna che nel nord Italia, contribuendo alla sicurezza e protezione nelle gare d’appalto e nei contratti commerciali.

Per maggiori dettagli sulle nostre attività, consulta la nostra news sullo spionaggio industriale.

Contattaci per una consulenza personalizzata

La nostra Agenzia Investigativa è associata a Federpol e rispetta rigorosamente il codice deontologico e le normative sulla protezione dei dati personali (privacy).

Se hai bisogno di una consulenza professionale per garantire la sicurezza nei tuoi appalti, contatta lo Studio Masile Investigazioni: siamo pronti a fornirti tutte le informazioni necessarie per una selezione sicura e corretta degli appaltatori.

STUDIO MASILE INVESTIGAZIONI SRLS

Via San Lucifero, 59 - 09125 Cagliari  - Tel. 070.270010 -   P. IVA 03792660924
info@studiomasile.it -  studio.masile@pec.libero.it

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Alcune considerazioni sul delitto di Meredith Kercher

Alcune considerazioni sul delitto di Meredith Kercher

Oggi abbiamo il piacere di ospitare nel nostro sito un articolo della nostra nuova tirocinante la dott.ssa Giulia Ruggiu dal titolo “Alcune considerazioni sul delitto di Meredith Kercher” che peraltro, ha riguardato la dissertazione della sua tesi di laurea.

Quale titolare dello Studio vengo chiamato a fare “gli onori di casa”, pertanto, vorrei ringraziare la futura Collega, per il prezioso apporto, ma soprattutto, significarLe che gli onorati siamo noi.

Buona lettura a tutti i visitatori del nostro sito.

Alcune considerazioni sul delitto di Meredith Kercher

A cura di Giulia Ruggiu (CIIE)
Tirocinante nello Studio Masile Investigazioni

Tra l’uno e il due novembre 2007 a Perugia, la studentessa 21enne Meredith Kercher viene uccisa nella sua casa che condivideva anche con altre coinquiline.

Meredith portava i suoi anni con la fresca baldanza di chi ha tutta la vita davanti. Descritta dagli amici di sempre come precisa, riservata, riflessiva, gioiosa.

Gli indagati di questo efferato delitto sono tre persone: Amanda Knox, coinquilina della vittima – Raffaele Sollecito, partner di Amanda e Rudy Guede, un conoscente di Meredith e Amanda.

L’udienza dei tre inizia a settembre 2008, il gup accoglie la richiesta della difesa di procedere con il rito abbreviato per Rudy, che così otterrebbe, in caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena.
Il Gup rinvia a giudizio per un processo ordinario, Amanda e Raffaele.

Il processo ordinario in primo grado di Amanda e Raffaele si celebra il 16 gennaio 2009.

Nelle udienze che si susseguono, emergono indizi di tracce forensi che proverebbero l’esecuzione del delitto da parte degli imputati, questa è l’impostazione accusatoria della procura.

Inoltre, i test effettuati dalla polizia scientifica superano l’esame dell’udienza preliminare, e si apre la strada per il rinvio a giudizio degli indagati e le udienze sono un continuo scontro tra periti: macchie ematiche, alleli e compatibilità.

La difesa di Sollecito, riguardo le prove forensi, ne contesta le modalità di repertazione e di analisi. In particolare rispetto al coltello, presunta arma del delitto, rinvenuto a casa di Raffaele. La difesa inoltre contesta il mancato rispetto dei protocolli internazionali nei processi di repertazione e conservazione.

La contestazione verte anche su un altro elemento di prova, il gancetto del reggiseno di Meredith: rivenuto dal RIS durante i primi sopralluoghi in via della Pergola, però repertato 46 giorni dopo. É da qui che la difesa adduce alla impossibilità di escludere che la traccia di DNA rinvenuta sul gancetto, derivi da una o più contaminazioni.

La difesa insiste sulla mancanza di un movente per Amanda e Raffaele, in effetti la procura, ricostruendo la biografia dei protagonisti si è parlato di vite sregolate da parte della procura, ma questo di certo non basta a classificare gli imputati come colpevoli.

Il movente, secondo il procuratore è un “festino erotico violento al quale volevano costringere Meredith”, quindi la ragione della morte di Meredith risiede esclusivamente nel perverso gioco sessuale di gruppo.

Tracce biologiche, alibi falsi, confessioni e ritrattazioni, sono questi gli elementi che l’accusa utilizza per collocare i tre nella villetta in via della pergola.
Non c’è una prova oggettiva che dimostri che i tre si conoscevano e/o che si fossero dati appuntamento per uccidere Meredith. I magistrati sono convinti che i tre entrarono insieme, la notte tra l’uno e il due novembre, nella villetta in via della pergola.

Nella ricostruzione della procura l’omicidio di Meredith fu premeditato e avrebbe dovuto essere un rito da celebrare in occasione della notte di Hallowen. Un rito sessuale e sacrificale che si potrebbe definire “casalingo, perché senza uno sfondo riconducibile all’esoterismo o al satanismo.

La teoria accusatoria della procura è in parte sostenuta dalle dichiarazioni di coinquiline e conoscenti di Meredith e non da prove forensi forti e non contestabili. Eppure il processo di primo grado si conclude con giudizio di colpevolezza per entrambi Amanda e Raffaele.

Come si è detto, specularmente, anche Rudy viene condannato, ma con la formula del rito abbreviato e quindi allo stato degli atti in udienza preliminare; e viene condannato a 30 anni di reclusione.

Nel dicembre del 2010 la Corte d’assise d’appello di Perugia riapre il dibattimento del processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox e dispone una nuova perizia ‘super partes’ per le tracce genetiche sul coltello e sul gancetto del reggiseno indossato dalla vittima quando venne uccisa.

I periti del nuovo processo sostanzialmente danno ragione alle istanze della difesa e cioè: il mancato rispetto dei protocolli di sopralluogo, nonché di raccolta e campionamento.

Per i periti, in riferimento al coltello è mancata l’applicazione delle cautele suggerite dalla Comunità Scientifica Internazionale.

Le prove cardini del processo del primo grado sono state distrutte.

Il 5 ottobre 2011 Amanda e Raffaele vengono assolti in secondo grado per non aver commesso il fatto, quindi con formula piena. 

Nel 2013 inizia il processo di appello e la Corte d’Assise nomina nuovi periti forensi disponendo l’effettuazione di nuove e ulteriori analisi peritali.
Questi concludono che “la valutazione complessiva delle risultanze interpretative poste in essere consente di supportare in maniera estremamente significativa l’ipotesi che il materiale genetico di Amanda Marie Knox sia presente nell’arma del delitto.”

La Corte di appello bis ha considerato Amanda e Raffaele ugualmente responsabili per l’omicidio di Meredith, in quanto “avevano posto in essere condotte idonee a realizzare il fine prefissato: quello di immobilizzare la vittima e usarle violenza. La decisione deriva da elementi plurimi e circondanti e sulla base di elementi indiziari di sicuro affidamento.”

Nel 2014 vengono depositati i ricorsi in Cassazione da parte di entrambi gli imputati contro la condanna, chiedendo l’annullamento della sentenza di appello bis e quindi l’assoluzione.

La Corte di Cassazione aderirà totalmente ai ricorsi, evidenziando “l’intrinseca contraddittorietà degli elementi probatori.”

Il 25 marzo 2015 comincia il processo in Cassazione che si conclude con l’assoluzione per i due imputati con la motivazione che non ci sono abbastanza prove per ritenerli colpevole oltre ogni ragionevole dubbio.

Le ambiguità però restano, una tra tutte è che alla fine della storia Rudy viene indicato come carnefice, è stabilito che non era da solo ma non sono mai state identificate o indagate altre persone.

Nella sentenza si stabilisce che le deposizioni fatte da Amanda e Raffaele riguardo i contatti avuti tra loro quella notte, non sono stati onesti e di questo è dato prova dai dispositivi cellulari in particolare, dal fatto che sono stati spenti la notte del primo novembre e riaccesi la mattina dopo nello stesso momento, ora e minuto.

Perché mentire se sono innocenti?
A questa domanda non c’è risposta.

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