Gianluca aveva 23 anni. E’ stato fermato da un numero imprecisato di coltellate. Il movente? Gli imputati sono tre, tutti sardi.
Quando venne da me il padre di Gianluca Cardia mi disse testuali parole del figlio l’ultima volta che lo vide, non aveva notizie di Gianluca da un anno.
Mamma, babbo: smetto di fare il cameriere. Mi hanno offerto un posto come gelataio a Monaco
prosegue il padre “E’ rientrato in paese per salutare i familiari, ha trascorso qualche giorno di relax ed il pomeriggio del 30 gennaio è salito sull’aereo per Verona. L’ho accompagnato io ad Elmas. Era tranquillo, sicuro di aver trovato un’ottima occasione di lavoro”.
A Vicenza è arrivato in treno ha depositato una valigia e due borsoni nella stazione.
Gianluca non aveva mai dato preoccupazioni in famiglia. Non riuscivo a capire cosa potesse essergli successo. Gianluca viene descritto dal padre come un bravo ragazzo, forse un po’ timido, in certe situazioni un po’ impacciato. Veniva da una famiglia semplice e molto onesta, persone perbene.
Vi chiederete quali ipotesi vennero fatte in merito alla sua scomparsa nella fase del colloquio preliminare?
Insieme al Sig. Cardia provammo ad ipotizzare diversi scenari: fuga per amore, cattivi rapporti con la famiglia, debiti…
Sottolineando, nel corso del colloquio, che nessuna di queste ipotesi ha mai avuto alcun riscontro oggettivo, tra l’altro, il papà di Gianluca mi disse che il ragazzo non aveva mai avuto problemi sul posto di lavoro.
Consigliai al Sig. Cardia di recarsi nuovamente sul posto di lavoro e di approfondire le ricerche con il titolare del ristorante e con i colleghi di lavoro.
Ribadisce e prosegue il papà di Gianluca
Aspettavamo una chiamata da Monaco ma non s’è fatto vivo.
Dalla Germania si fa sentire anche il gelataio: “Sapete dove sia finito?”
Aveva un appuntamento con me ma non è mai arrivato.
Vola, tra ricerche e inutili appelli, un anno. Nel frattempo (ma questo si scoprirà solo dopo), qualcuno si presenta al deposito-bagagli della stazione con lo scontrino e ritira tutto.
Solo il 23 gennaio del ’98 il Pedavena è una specie di cantiere: sono in corso lavori di ristrutturazione. In giardino, accanto al recinto che separa il ristorante dai binari della ferrovia, la terra ha restituito un cadavere dopo qualche colpo di pala. Vicino a un corpo martoriato, sesso maschile, età apparente tra i venti e i trent’anni, almeno dodici colpi da taglio sulla nuca (riferiscono i giornali ndr), c’è una patente. E’ quella di Gianluca Cardia. Chi l’ha ucciso, ha dimenticato di portargliela via.
Il resto è una triste storia.. la più triste della mia carriera professionale.
Brunello Masile, intervistato da Pino Rinaldi assieme all’allora capo della squadra mobile di Vicenza, Marco Odorisio e al giornalista Luigi Almiento, ripercorre la vicenda di Gianluca Cardia.
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