LA STORIA
Da un articolo pubblicato sull’Unione Sarda il 19 gennaio 2023
Una vita a caccia di tradimenti e finti invalidi
Brunello Masile, decano dei detective privati, racconta i segreti dei cagliaritani.
Autorizzazione a ficcare il naso nelle vite altrui numero 24320, rilasciata dall’Ufficio Territoriale. Lo Sherlock Holmes cagliaritano non suona il violino ma ha una media di casi risolti di tutto rispetto: il 95%, dice con orgoglio Brunello Masile.
Dal suo studio affacciato in Via San Lucifero, svela i segreti della città: in pratica mette il sigillo su tradimenti d’amore e aziendali, va a caccia di lavoratori che non lavorano, smaschera finti invalidi e tanto altro.
Pentiti e recidivi
Sessantadue anni, fiuto affinato dall’esperienza e un intuito che pare aver viaggiato nel DNA: fu il padre Enrico, ex maresciallo in pensione, ad aprire lo studio -il primo in Sardegna- nel 1967, vent’anni dopo ne ha preso le redini. Ora c’è anche la figlia Maria Elena, terza generazione alle prese con una professione che non conosce crisi. Contrariamente -fortuna loro- a ciò che capita alle coppie sarde.
I casi più frequenti riguardano senza dubbio i tradimenti coniugali e, dispiace dirlo, nel 90% chi tradisce è l’uomo; parola di detective.
Stessa percentuale -impietosa- di sospetti che trovano conferma a fine indagini. Si scopre anche di recidivi, traditori seriali, un esiguo numero di pentiti che riabilitano l’amore di una settantenne che ha fatto pedinare il marito coetaneo. Morale, il tradimento è molto democratico.
Finti invalidi
Una sfilza di riconoscimenti disposti con ordine sul mobiletto all’ingresso, accanto alla vetrina che custodisce i vecchi attrezzi del mestiere e racconta i cambiamenti della professione. Dettati dai passi avanti della tecnologia ma anche dai nuovi quadri normativi.
Dopo la legge sul divorzio del 1974 sono ad esempio iniziate le richieste di indagini per l’assegno di mantenimento, tutt’oggi molto frequenti -racconta- Ho smascherato tanti finti bisognosi che percepivano ingiustamente i soldi dell’ex coniuge. Ma in quasi mezzo secolo di carriera ho visto di tutto, anche improvvise guarigioni che sanno di miracoloso. Ricordo il dipendente di un’azienda, in infortunio per un presunto gravissimo problema agli occhi. Non andava a lavorare ma sembrava riacquistare la vista per andare a potare la vigna di un amico. Ho scoperto l’impiegato di un ente regionale che andava a pescare pur essendo in malattia, altri che lavoravano in nero.
Si aggiungono al curriculum gli episodi legati alla 104, con presunti disabili da accudire, non accuditi.
Lavoratori infedeli
Restando in tema di infedeltà, ma mettendo da parte l’amore, salta fuori la storia di un agente di commercio del settore legnami.
Portò via i dipendenti e i moduli prestampati per aprire un’azienda identica a quella dove lavorava, sul marciapiede opposto.
Completano la lista un gruppo di artigiani delle ceramiche Palomba che nel tempo libero riproducevano le creazioni vendendole per proprio conto.
Tra un ricordo e l’altro il telefono squilla di continuo: dall’altra parte della cornetta c’è una madre che gli affida le preoccupazioni per le cattive frquentazioni del figlio minorenne, e una donna in lacrime a caccia di conferme dell’ennesimo tradimento del marito. Perchè il detective, alla fine, diventa un confidente e un orecchio amico a cui affidare anche le proprie pene.
Il figlio ucciso
Al netto di paranoici e di casi di masochismo, alla fine piangono tutti.
Pianse anche lui quado lo contattò un padre disperato perchè non aveva più notizie del figlio. Quel figlio era Gianluca Cardia, giovane cameriere di Capoterra, ucciso con 36 coltellate e seppellito nel giardino di un ristorante nel nord Italia.
In assoluto il caso più duro a livello umano.
E poi restano gli altri segreti inconfessabili dell’altra parte di città.
f.to Sara Marci – L’Unione Sarda del 19 gennaio 2023
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